Brano 1
LA GRANDE VIENNA
Il nostro argomento si articola su quattro livelli: un libro e il suo significato; un uomo e le sue idee; una cultura e le sue preoccupazioni; una società e i suoi problemi. La società [...] la Vienna asburgica così come durante gli ultimi venticinque o trent'anni dell'impero austro-ungarico, così come è captata dalla penetrante ironia di Robert Musil nella prima parte documentaristica del suo romanzo L'uomo senza qualità. La cultura è, o almeno sembra a tutta prima, la nostra stessa cultura ai suoi primi passi; il 'modernismo' dell'inizio del sec. XX espresso da uomini come Sigmund Freud, Arnold Schönberg, Adolph Loos, Oskar Kokoschka e Ernst Mach. L'uomo è Ludwig Wittgenstein; il figlio minore del magnate viennese dell'acciaio e mecenate delle arti, che mise da parte formalismi e fortuna familiare per darsi a una vita di tolstoiana semplicità e austerità. Il libro è il Tractatus logico-philosophicus, o Logisch-philosophische Abhandlung, di Wittgenstein, un testo aforistico ed estremamente conciso sulla filosofia del linguaggio che intendeva presentare, "su tutti i punti essenziali, la soluzione ultima dei problemi della filosofia" e che fu subito considerato una delle opere chiave del suo tempo, pur restando a tutt'oggi uno dei libri di più difficile interpretazione mai pubblicati: un enigma, o roman à clef, al quale il lettore può dare differenti interpretazioni [...]
Supponiamo di accostarci agli ultimi giorni dell'impero austro-ungarico [...] La storia politica e costituzionale del regime asburgico è un argomento che deve essere discusso interamente a parte. Un resoconto delle sue fortune e sfortune negli anni tra il 1890 e il 1919 dovrebbe presumibilmente essere imperniato sulle azioni e i moventi dell'imperatore Francesco Giuseppe e dell'arciduca Francesco Ferdinando [...] e gli atteggiamenti assunti da tutti i vari partiti e nazionalità [...]. Le origini del sistema dodecafonico di Schönberg sono qualcosa di diverso. Lo storico della musica, in quel caso, deve presumibilmente focalizzare la sua attenzione sui problemi tecnici posti dall'apparente esaurimento del più vecchio sistema diatonico in Wagner, Richard Strauss e nei primi lavori dello stesso Schönberg. (Non gli verrebbe subito in mente che i rapporti di Schönberg con un giornalista come Kraus hanno un significato preciso per una comprensione delle sue teorie musicali). Lo stesso si verifica con la separazione artistica mediante la quale i pittori della Secessione si staccano dalle comprovate attività dell'arte accademica ortodossa; analogamente, con gli inizi del 'positivismo giuridico' nella giurisprudenza di Hans Kelsen; con le ambizioni e con le fortune letterarie di Rilke e Hofmannsthal; con i metodi analitici della termodinamica statistica di Boltzmann, le parti svolte da Adolf Loos e Otto Wagner come precursori della Bauhaus, e il programma filosofico del Wiener Kreis. In ogni caso, il primo passo dal punto di vista ortodosso è trattare gli sviluppi in questione come episodi di una storia più o meno indipendente, ad esempio, della pittura o della teoria giuridica, del disegno architettonico o dell'epistemologia. Ogni suggerimento sul fatto che le loro reciproche interazioni possano essere altrettanto significative delle loro evoluzioni interne sarà considerato solo a malincuore, dopo che si sarà dato per certo l'esaurimento di tutti i fattori interni. Per quanto riguarda la vita e il carattere di un uomo come Ludwig Wittgenstein, che divenne noto - persino leggendario - per le sue personali idiosincrasie e sbalzi del temperamento, parrebbe a prima vista del tutto indispensabile lasciarli da parte quando si valutano i suoi diretti contributi intellettuali al dibattito filosofico.
[da A.Janik, J.Toulmin, La grande Vienna, Garzanti, Milano 1975, pp. 9-11]