Torna al sommario di Comunicazione Filosofica Comunicazione Filosofica n. 8 - febbraio 2001 Antagonismo e indispensabilità dell’altro (Testi G e H) Sono due testi che documentano due “momenti” della riflessione sartriana Tu hai certamente provato, nel metrò, nel ridotto di un teatro, in treno, quella sensazione improvvisa e insopportabile d’essere spiato alle spalle. Ti volti, ma già il curioso ha riabbassato il naso sul suo libro […]. Dirti che cosa sia quello sguardo m’è cosa facilissima: perché non è nulla, è un’assenza; ecco, immagina la notte più oscura che sia possibile immaginare. È la notte che ti guarda. Ma una notte abbacinante; la notte in piena luce; la notte segreta del chiarore diurno. Io sono irrorato di luce nera […] Che angoscia scoprire ad un tratto quello sguardo come un centro universale dal quale non posso evadere. Ma che riposo, anche! So infine di essere. Trasformo a mio uso e per la tua più grande indignazione la parola imbecille e criminosa del vostro profeta, quel «penso, dunque sono» che mi ha fatto tanto soffrire – perché più pensavo, meno mi sembrava di essere – e dico: mi si vede, dunque sono. Non ho più da sopportare la responsabilità del mio vischiosissimo dissolvermi: colui che mi vede mi fa essere; sono come egli mi vede. Jean-Paul Sartre, Il rinvio, Mondatori, Milano 1973, pp.384-385. Con l’ «io penso», contrariamente alla filosofia di Descartes, contrariamente alla filosofia di Kant, noi raggiungiamo noi stessi di fronte all’altro e l’altro è tanto certo per noi quanto noi siamo certi di noi medesimi. In questo modo l’uomo, che coglie se stesso direttamente col «cogito», scopre anche tutti gli altri, e li scopre come la condizione della propria esistenza. Egli si rende conto che non può essere niente (nel senso in cui si dice che un uomo è spiritoso, o che è cattivo, o che è geloso), se gli altri non lo riconoscono come tale. Per ottenere una verità qualunque sul mio conto, bisogna che la ricavi tramite l’ altro. L’altro è indispensabile alla mia esistenza, così come alla conoscenza che io ho di me. In queste condizioni, la scoperta della mia intimità mi rivela, nello stesso tempo, l’altro come una libertà posta di fronte a me, la quale pensa e vuole soltanto per me o contro di me. Così scopriamo subito un mondo che chiameremo l’intersoggettività, ed è in questo mondo che l’uomo decide di ciò che egli è e di ciò che sono gli altri. […] La scelta è possibile in un certo senso, ma ciò che non è assolutamente possibile è non scegliere […] l’uomo si trova in una situazione organizzata, nella quale egli stesso è impegnato; egli impegna con la sua scelta l’umanità intera e non può evitare di scegliere […] In ogni modo, qualunque cosa faccia, è impossibile che non prenda una intera responsabilità di fronte a questo problema […] si sceglie al cospetto degli altri e ci si sceglie al cospetto degli altri. Jean-Paul Sartre, L’esistenzialismo è un umanismo[1946], Pagus, Paese(TV) 1993, pp. 64-65, 68-69,72. |