Torna al sommario di Comunicazione Filosofica

Comunicazione Filosofica n. 8 - febbraio 2001

Amore all’altro (Testo L)

La filosofa femminista muove dalla teorizzazione della differenza sessuale verso la prospettiva di una “alleanza tra i generi”, resa possibile proprio dall’affermazione della irriducibilità delle differenze, anche e proprio in un rapporto di amore autentico.

Amo a te  significa «osservo nei tuoi confronti un rapporto di in-direzione». Non ti sottometto, né ti consumo. Ti rispetto (come irriducibile). Ti saluto: saluto in te. Ti lodo: lodo in te. Ti ringrazio: rendo grazie a te per… Ti benedico per. Ti parlo, non soltanto di una certa cosa, ma ti parlo a te. Ti dico, non tanto questo o quest’altro, ma ti dico a te.

L’ a è il garante della in-direzione. L’a impedisce il rapporto di transitività, in cui l’altro perderebbe la sua irriducibilità, e la reciprocità non sarebbe possibile. L’a mantiene l’intransitività tra le persone, l’interpellanza, la parola o il dono interpersonali: parlo a te, domando a te, do a te (e non: ti do te a un altro).

L’ a è il segno della non-immediatezza, della mediazione tra di noi. Quindi, non «ti ordino o ti comando di fare tale o talaltra cosa», il che potrebbe equivalere a «ti ordino a tali cose, ti sottometto a tali verità, a tale ordine», che possono corrispondere a un lavoro, ma anche a un godimento, umano o divino. E neppure «ti seduco a me», in cui il «tu» diventa «a me» e l’«amo a te» diventa «amo a me». E neppure «ti sposo», nel senso di «faccio di te mio marito o mia moglie» ossia «ti prendo, ti faccio mio(a)». Ma «desidero essere attenta(o) a te nel presente e nel futuro, ti chiedo di restare con te, sono fedele a te».

L’a è il luogo di non-riduzione a oggetto della persona. Ti amo, ti desidero, ti prendo, ti seduco, ti ordino, ti istruisco ecc. rischiano sempre di annientare l’alterità dell’altro, facendolo(a) divenire un mio bene, un mio oggetto, riducendolo(a) al o nel mio, cioè a qualcosa che già fa parte del mio campo di proprietà esistenziali o materiali.

L’a è anche una barriera contro l’alienazione della libertà dell’altro nella mia soggettività, nel mio mondo, nella mia parola…

Luce Irigaray, Amo a te. Verso una felicità nella Storia, [1992], Bollati Boringhieri, Torino 1993, pp. 114-115.

RITORNA