Torna al sommario di Comunicazione Filosofica Comunicazione Filosofica n. 8 - febbraio 2001 Comprensione dell’altro (Testo M) Il problema della comprensione storica, centrale nell’ermeneutica gadameriana, si pone come questione di rapporto tra contesti e soggetti diversi ed illustra quindi esemplarmente i caratteri di un dialogo ermeneutico. Nel campo dell’interpretazione storica, si parla anche spesso di orizzonti, specie in riferimento alla pretesa della coscienza storica di vedere i vari momenti del passato nella loro fisionomia propria, non legati ai nostri criteri e pregiudizi di oggi, ma nel loro peculiare orizzonte storico. […] In questo senso, sembra una corretta regola ermeneutica quella per cui ci si deve trasporre nell’altro per capirlo. Ma è problematico che un tale principio renda davvero giustizia a ciò che si intende per comprensione […] Come il singolo non è mai un singolo, in quanto è sempre già con gli altri e si intende con essi, così anche l’orizzonte conchiuso che dovrebbe abbracciare una certa civiltà è un’astrazione. La mobilità storica dell’esistenza umana è proprio costituita dal fatto che essa non è rigidamente legata a un punto di vista, e, quindi, non ha neanche un orizzonte davvero conchiuso. L’orizzonte è, invece, qualcosa entro cui ci muoviamo e che si muove con noi. Per chi si muove, gli orizzonti si spostano. Allo stesso modo, anche l’orizzonte del passato, in cui ogni vita umana vive e che è presente nella forma dei dati storici trasmessi, è sempre in movimento. Non è la coscienza storica a mettere in moto l’orizzonte; in essa, semplicemente, questo movimento diventa consapevole. Se la nostra coscienza storica si traspone in orizzonti storici, ciò non significa che avvenga un trasferimento in mondi diversi, del tutto slegati dal nostro; questi mondi, insieme al nostro, costituiscono l’unico, grande, intimamente mobile orizzonte che, andando al di là dei limiti del presente, abbraccia la profondità storica della nostra autocoscienza. In realtà, è dunque un orizzonte unico che abbraccia tutto ciò che la coscienza storica contiene in sé. Il passato proprio e quello altrui, che sono oggetto della coscienza storica, costituiscono questo mobile orizzonte entro cui la vita umana vive e che la definisce come provenire e tramandarsi. La comprensione di un dato trasmesso esige, quindi, senza dubbio un orizzonte storico. Ma non può trattarsi di un’operazione in cui si acquisisce tale orizzonte trasponendosi in una situazione storica. Anzi, per potersi trasporre in una qualunque situazione, bisogna avere già sempre un orizzonte, Cosa significa, infatti, trasporsi, collocarsi? Certo non significa semplicemente prescindere da se stessi. Ovviamente, anche di questo c’è bisogno, in quanto occorre porsi davanti agli occhi effettivamente l’altra situazione. Ma in quest’altra situazione bisogna, appunto, porre se stesi. Solo così si compie questa “collocazione” e trasposizione di sé. Se ricollochiamo nella situazione di un altro, lo capiremo, prenderemo cioè coscienza dell’alterità, dell’irriducibile individualità dell’altro in quanto porremo noi stessi nella sua situazione. Hans Georg Gadamer, Verità e metodo. Lineamenti di un’ermeneutica filosofica [1960], Bompiani, Milano 1983. |