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Comunicazione Filosofica n. 4 - dicembre 1998

 

Domenico Massaro

INTRODUZIONE ALLA FILOSOFIA: Programmi, Metodi e Finalità

Note introduttive per il II gruppo di Lavoro del convegno di Reggio Emilia dei giorni 22-24 ottobre 1998.

 

In Italia attualmente non esiste un insegnamento di "Introduzione alla filosofia" nel biennio terminale della scuola dell’obbligo (cioè per studenti dell’età di 13-15 anni). Però, recentemente si è aperto un dibattito in tal senso, dopo che la proposta di introduzione di un tale insegnamento è stata avanzata in un Documento del Ministero della Pubblica Istruzione sui "Contenuti essenziali per la formazione di Base" (marzo 1998), ove si attribuisce alla filosofia l’obiettivo di contribuire con le altre discipline a far sì che "tutti i giovani sviluppino strumenti concettuali adeguati alla ragionevole costruzione di una soggettività propositiva e critica".

La Società Filosofica italiana condivide nella sostanza questa proposta, ma ha precisato, altresì, alcuni punti essenziali che dovrebbero essere presi in considerazione e che possono costituire oggetto di dibattito all’interno del Convegno internazionale di Reggio Emilia dal 22 al 24 ottobre 1998 su "Filosofia e insegnamento della filosofia e dell’etica in Italia, Portogallo e Spagna":

a) L’esigenza di mantenere alla filosofia la sua identità e il suo rigore, anche se ovviamente adattandola alle caratteristiche cognitive e affettive dei pre-adolescenti.

b) Il bisogno di fare dell’insegnamento della filosofia uno strumento per affrontare problemi reali del curricolo di studio e, più in generale, dell’esperienza di vita, onde saldare il cerchio tra le esperienze del giovane e le risposte offerte dai classici del pensiero.

Ne consegue che questa Introduzione alla filosofia deve mettere in rapporto il giovane con la tradizione filosofica, attingendo ad essa alcuni suggerimenti utili sotto un duplice profilo:

  1. la consapevolezza e la padronanza dei linguaggi, sia in rapporto alla cultura scientifica che all’arte, al mito, alla poesia e alle altre forme di comunicazione non verbale;

  2. la problematizzazione dei modelli di vita e delle scelte etiche.

Quanto all’impostazione metodologica, si ritiene opportuno privilegiare la forma del "dialogo" all’interno della classe, al fine di identificare i problemi e trovare le strategie risolutive.

Un compito particolarmente delicato da proporre nell’ambito di questa prima formazione filosofica è quello di guidare i giovani alla logica e all’argomentazione, facendoli esercitare a comporre brevi testi (sia orali che scritti) dotati di senso e funzionali ai diversificati usi e contesti comunicativi, secondo l’invito di L. Wittgenstein a concepire la filosofia come terapia del linguaggio.

Fermo restando il carattere di "utilità" rispetto agli obiettivi logico-cognitivi ed etici, resta aperto, e potrà costituire oggetto di confronto, il vasto campo delle modalità pratiche della presenza della filosofia nel curricolo obbligatorio di allievi indiscutibilmente ancora troppo giovani per una vera e propria esperienza filosofica.

In conclusione, mi sembra che gli argomenti di discussione non siano pochi e mi auguro che l’esperienza ispano-portoghese possa essere di grande aiuto anche per l’Italia.


 

 Sintesi dei lavori del II gruppo

(a cura di Domenico Massaro)

 

Il dibattito svoltosi all’interno del II gruppo di lavoro ha inteso rispondere positivamente alla proposta di un insegnamento filosofico nel biennio terminale della scuola dell’obbligo, avanzata dal Ministero della Pubblica Istruzione italiano nel Documento sui "Contenuti essenziali per la formazione di base" (marzo 1998). In quel documento si attribuiva alla filosofia l’obiettivo di contribuire, con le altre discipline del curricolo, a far sì che "tutti i giovani sviluppino strumenti concettuali adeguati alla ragionevole costruzione di una soggettività propositiva e critica". Tale obiettivo appare sensato e possibile, anche in considerazione dell’esperienza positiva di altri Paesi europei, che, sia pure con un limitato numero di ore e con differente terminologia – "Introduzione alla filosofia" in Portogallo, "Etica" in Spagna – presentano un simile insegnamento.

Per quanto riguarda l’identikit di tale insegnamento, il gruppo ha proposto il seguente modello, indicando alcune agili ed essenziali linee giuda per ogni ulteriore approfondimento.

1) FINALITA’: 

  • Far conoscere le principali problematiche etiche della contemporaneità;
  • Concorrere allo sviluppo delle abilità logico-cognitive e argomentative;
  • Sviluppare attitudini critiche in relazione alle questioni dei "valori-disvalori".

 

2) PRINCIPALI ARGOMENTI: 

  • La democrazia
  • L’ecologia
  • La giustizia
  • La comunicazione
  • L’intercultura
  • La norma etica: problemi di fondazione, pluralismo, rapporti con la scienza, la tecnica, la religione.

 

3) METODI:

La trattazione degli argomenti deve avvenire in forma non accademica e senza presumere una impossibile esaustività sul piano dello sviluppo storico e senza, neppure, dare per scontato il possesso negli alunni di prerequisiti metacognitivi o logico-linguistici consolidati: anzi si deve assumere come obiettivo proprio la verifica di tali abilità e, conseguentemente, la costruzione di competenze discorsive rigorose.

Il punto di partenza deve essere costituito dal "vissuto" dello studente, sia in rapporto all’impegno cognitivo richiesto dalle altre discipline di studio che in relazione ai bisogni conoscitivi e affettivi più generali. In quest'ottica la Filosofia può essere immaginata come il luogo in cui si sottolineano le questioni di senso e le relazioni tra le discipline, sia letterarie che scientifiche. E, inoltre, il luogo in cui si approfondiscano le procedure metodologiche, la struttura dell’argomentazione, i linguaggi, ecc. di tutte le conoscenze del curricolo. La Filosofia, dunque, viene a rivestire una funzione di "utilità".

Per quanto attiene la concreta articolazione del curricolo di Filosofia si precisa che esso potrebbe incentrarsi su un determinato numero di "unità didattiche", relativamente autonome tra loro, strutturate secondo un modulo che presenti una equilibrata presenza di a) Contenuti espositivi; b) Testi; c) Attività didattiche e strumenti per la valutazione.

Un ruolo essenziale viene a rivestire l’attenzione ai linguaggi, nella varietà dei suoi usi e delle sue funzioni: compito questo certamente di competenza dell’educazione linguistico-letteraria, ma che nell’ambito del corso di Filosofia si caratterizza per una più incisiva sottolineatura del livello logico e delle procedure argomentative presenti nei testi.

Per quanto riguarda la lettura dei Testi, si ritiene opportuno procedere con gradualità, proponendo in prima istanza documenti (anche audio-visivi) di rilievo filosofico, per poi procedere a lavorare su brani più propriamente filosofici (suddivisi non per appartenenza storica, ma per pertinenza logica). L’esercizio sui Testi deve essere finalizzato alla comprensione del messaggio, alla scoperta della struttura logica, all’acquisizione di essenziali tecniche di scrittura e di ragionamento rigorosi. Da questo punto di vista risulta particolarmente utile soffermarsi a saggiare il modello logico che governa l’articolazione del discorso filosofico, come discorso che ha la pretesa di argomentare le proprie ragioni in modo oggettivo e persuasivo.

Questo approccio alla Filosofia viene a caratterizzarsi come pluralistico, aperto al dialogo e all’intercultura, esperienziale, secondo l’impostazione della classe come comunità di ricerca già sperimentato positivamente ad esempio nel modello della Philosophy for children.