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Comunicazione Filosofica n. 4 - dicembre 1998

 

IL PENSIERO POLITICO MODERNO

Percorso didattico attraverso i testi, a cura
di Graziella Morselli e Vania Pampaloni
(Liceo scientifico "Primo Levi" di Roma)

 

La lettura dei brani di filosofi della politica, da Machiavelli a Rousseau, che vengono qui citati, consente di cogliere alcuni passaggi particolarmente significativi nello sviluppo del pensiero in questo campo. Tra questi, ci è sembrato utile ai fini didattici il passaggio rappresentato dalla trasformazione dei problemi classici della libertà e della giustizia nel problema moderno del rapporto tra la sfera dell'individuo e quella del pubblico potere. Si vedono infatti confluire in queste pagine il pensiero rinascimentale e quello della Riforma e della dissidenza religiosa, tra '500 e '600, e si nota altresì come questa tradizione, attraverso l'elaborazione del razionalismo, ha dato vita, da una parte, alla figura filosofica dello Stato come Soggetto universale e totalità comunitaria e, dall'altra parte, alla categoria della cittadinanza come prerogativa del singolo di fronte al potere.

Questi temi, in quanto evidenziati dalla lettura analitica dei brani prescelti, daranno agli alunni l'occasione di riflettere sui concetti più rilevanti elaborati dalla filosofia nell'epoca moderna e, insieme, di osservarne la connessione all'esperienza storica di quell'età. Ciò del resto corrisponde a quanto prescritto dai programmi ministeriali, sia quelli ancora in vigore dal 1947 sia quelli recenti di carattere sperimentale, che portano il nome della Commissione Brocca. Questi ultimi esplicitano tra le finalità l'acquisizione dell'attitudine storico-problematica, e tra gli obiettivi didattici la ricerca del legame che i testi filosofici hanno con il contesto storico oltre che con la tradizione filosofica. Inoltre sottolineano, tra gli avvertimenti metodologici, l'opportunità di "condurre gli allievi al pensiero e al linguaggio filosofico assicurando la continuità tra la loro esperienza di giovani e la tradizione culturale".

In tal modo, i programmi intendono assicurare all'apprendimento della filosofia nei licei lo spessore della storicità, intesa come prospettiva che dall'interrogativo presente si dirige alla profondità del passato e da questa, circolarmente, ritorna al presente, mostrando la continuità dell'esperienza ma anche l'aprirsi di sempre nuove possibilità per il sapere e per l'agire umani. A tale dimensione storica della riflessione filosofica è particolarmente affidato, nei programmi ministeriali, il contributo che questa disciplina può dare alla formazione dei giovani studenti in quanto futuri cittadini di una società democratica, chiamati ad esercitare un pensiero critico, problematico, aperto allo scambio nella pluralità delle relazioni intersoggettive, flessibile di fronte alle rapide trasformazioni del mondo contemporaneo.

Destinato particolarmente al secondo anno di corso liceale, il percorso di lettura proposto ha inoltre il pregio didattico di fornire agli studenti l'occasione per coordinare, attraverso una sintesi filosofica, le discipline umanistiche (letteratura italiana, letterature straniere, storia e filosofia) che si riferiscono in questo anno di corso all'età moderna. Occorre inoltre tener presente che all'insegnante di storia è affidato anche l'insegnamento di educazione civica, il quale deve tra l'altro riportare, secondo quanto prescritto dai programmi, lo studio della Costituzione italiana alle sue radici storiche: a questo scopo le letture proposte forniscono con tutta evidenza un supporto rilevante.

Ovviamente la tesi adottata, quale è stata esposta più sopra, è solo una delle possibili linee di interpretazione, ma sembra meglio di altre consentire il collegamento tra gli scritti prescelti, perché mette in evidenza alcuni nodi problematici comuni cui i loro autori danno differenti risposte. A partire da questi nodi è anche possibile compiere diverse operazioni di ricerca e di approfondimento, sia attraverso il riferimento ad altri filosofi o scrittori del tempo, sia attraverso confronti con pensatori dell'antichità. E' possibile inoltre cogliere non pochi richiami a problemi della vita civile e politica del nostro tempo.

Si forniscono qui sotto le indicazioni essenziali per lo svolgimento di questa linea interpretativa e in seguito, al termine del percorso attraverso i testi, due esempi di lavoro didattico corrispondente alla linea adottata, relativi all'analisi dei brani di Hobbes e Locke.

 

 

Individuo e potere: tre nodi problematici

  • Nell'età moderna la riflessione sulla politica si costituisce come scienza autonoma dalla morale e dalla religione, e questo aspetto importante della modernità si declina filosoficamente in modi differenti.

  • Nell'età moderna si delinea la sfera dell'individuo come contrapposta a quella dei poteri, e i pensatori ricercano i fondamenti di entrambe le sfere e delle loro relazioni.

  • Lo Stato di diritto e la sovranità popolare risultano i punti di arrivo di un processo storico che è partito da concezioni teocratiche e assolutistiche, ma costituiscono anche i motivi che ritroviamo sempre al fondo della riflessione politologica del nostro tempo.

 

Obiettivi cognitivi

  • Conoscere i temi fondamentali della filosofia politica dell'età moderna e gli autori che le hanno apportato significativi contributi.

  • Comprendere come il pensiero politico dell'età moderna sia sorto dalle condizioni sociali, politiche, culturali del suo tempo, interagendo con la società e contribuendo alla sua evoluzione.

  • Rilevare i nodi teorici delle proposte esaminate come, ad esempio, quelli rappresentati dai concetti contrapposti di pubblico-privato, collettività-individuo, legalità-moralità, etc. Riconoscere i modelli di Stato disegnati dalle diverse teorie.

 

Obiettivi formativi

  • Sviluppare una riflessione critica sui temi affrontati, e sul fatto che la forma dello Stato moderno, e successivamente l'attuale organizzazione statuale delle democrazie occidentali, sono il risultato di scelte che in certe condizioni diventano possibili, e sono poi suscettibili di altre trasformazioni.

  • Favorire la maturazione dell'esercizio responsabile dei principi civili della democrazia, sia all'interno della scuola sia nella prospettiva dell'inserimento nella società adulta e nell'elettorato attivo.

 

Prerequisiti

  • Conoscenza dei fatti rilevanti della storia dell'Europa moderna, dalla fine del '400 all'età del Riformismo illuminato.

  • Competenza concettuale e terminologica su alcune nozioni-chiave della storia politica e sociale.

  • Conoscenza del pensiero del Rinascimento e dei riformatori religiosi.

 

Metodi

  • Lezione introduttiva sulla giustificazione teorica della monarchia di diritto divino e sulle prime teorie del diritto naturale.

 

Per ciascun autore:

  • lettura analitica in classe di parte dei brani indicati, introdotta dal docente per mettere in evidenza i concetti principali, e per rilevare anche i diversi stili di argomentazione e di linguaggio filosofico.

  • lettura individuale a casa di altri brani, con eventuale preparazione di sunti o di mappe concettuali.

  • discussione in classe con ricerca di riferimenti di educazione civica (p. es.: analogie e differenze tra i concetti incontrati nei vari autori e gli articoli della costituzione italiana, confronto tra i fatti del passato e le questioni dell'attualità, aspetti del dibattito politico nel Paese, forme e momenti della democrazia scolastica).

 

Si ipotizza l'impiego di un totale di diciotto ore per l'attuazione del percorso didattico proposto, preferibilmente utilizzando anche le ore dell'insegnamento di storia (se entrambe le materie sono affidate al medesimo insegnante) in modo da concentrare il lavoro in un ristretto periodo dell'anno scolastico. E' tuttavia possibile anche distribuire le fasi del percorso durante l'anno scolastico, sia per una maggior corrispondenza alla sequenza cronologica del parallelo studio della storia politica e sociale, sia per una più puntuale connessione del tema politico, specie per autori come Hobbes, Spinoza e Locke, agli sviluppi teoretici della filosofia.

 

Contenuti

1 Il Principe di Niccolò Machiavelli

    Quest'opera si presenta come un percorso attraverso l'esperienza dei fatti e la memoria storica, per individuare le leggi che regolano il sorgere, il permanere, il rovinare degli Stati. Una concezione pessimistica della natura umana fa da sfondo alla figura di un individuo dominatore, costruttore dello Stato, mentre l'appassionato appello finale alla salvezza della patria proietta il realismo dell'analisi fattuale verso un'alta finalità di ispirazione platonica.

    Capitolo VI

    "…io addurrò grandissimi esempli…" (come si acquista e si mantiene uno Stato)

    Capitolo XV

    "A uno principe è necessario saper bene usare la bestia e l'uomo" (crudeltà, dissimulazione e grandezza)

    Capp. XVII e XVIII

    "…è necessario ad uno principe, volendosi mantenere, imparare a poter essere non buono…" (virtù e realtà effettuale)

    Capp. XXV e XXVI

    "…a ciò che la Italia dopo tanto tempo vegga un suo redentore…" (sfidare la fortuna e liberare la patria)

Il Leviatano di Thomas Hobbes

    La teoria di Hobbes rappresenta la massima espressione del razionalismo in sede di riflessione politica, che esalta al tempo stesso le capacità costruttive dell'uomo e la necessità inesorabile delle leggi della natura. Così ragione calcolante e corpo macchina costituiscono la giustificazione più coerente dello Stato assoluto.

    Capitolo XIII, passim

    Lo stato di natura come guerra di tutti contro tutti.

    Capitoli XIV e XVII, passim

    Dallo stato di natura alla società civile: come si costituisce lo Stato Leviatano.

3 Trattato teologico-politico di Baruch de Spinoza

    Libro XX, pp.482-3, 487-90

    All'ideale della democrazia, che ha come modello le civilissime istituzioni dell'Olanda del suo tempo, Spinoza affianca l'esame realistico della forma del governo assoluto. Anche in un regime del genere è necessaria la libertà di pensiero e di opinione quale strumento di conservazione della pace. Infatti un popolo viene educato al rispetto della legge solo se i sudditi godono del libero giudizio e della possibilità di discussione.

4 Secondo trattato sul governo di John Locke

    Il contratto civile stipulato tra i componenti di una classe che sa esercitare i suoi diritti e che esige il riconoscimento giuridico dei frutti del suo lavoro, è alla base di un potere delegato il cui scopo è assicurare un sistema di garanzie. Tra queste viene affermata la funzione della maggioranza e la distinzione tra potere legislativo e potere esecutivo.

    Capitolo V, § 27-32, 43-50

    La proprietà privata è uno dei diritti naturali perché acquisita tramite il lavoro. Sviluppandosi con il denaro l'economia, viene naturalmente accettata la proprietà diseguale.

    Capp. VII, § 87-93
    e VIII, § 95-99

    "Gli uomini sono per natura tutti liberi, uguali e indipendenti": critica aperta della monarchia assoluta. - Origine dello Stato dalla volontà della maggioranza, che conferisce al governo il potere di legiferare e di punire.

    Capp. XII, § 143-148
    e XIII, § 149-156

    Il limite del potere legislativo è nel diritto di revoca da parte dei cittadini. - La superiorità del potere legislativo su quello esecutivo.

    5 Lo spirito delle leggi di Charles de Sécondat de Montesquieu

    Una concezione nuova della scienza politica, fondata sulla conoscenza delle differenti nature dei popoli, conduce Montesquieu all'analisi storica e teorica delle forme dello Stato, ed infine alla sua dichiarazione di preferenza per un regime dove l'equilibrio delle diseguaglianze sociali corrisponde all'equilibrio tra le istituzioni che detengono il potere.

    Libro I, capp.1,2,3

    Le leggi naturali sono alla base di quelle umane, perché la natura è razionale - Come nascono il diritto politico e quello civile.

    L. III, capp. 2,4,5, e 6 (passim)
    e L. V, capp. 1,2,3

    I princìpi dei governi repubblicano, monarchico e dispotico rispondono alla natura dei diversi popoli - Necessità di conoscerli per mantenere lo Stato.

    L. XI, capp. 1,2,3,4 5 e 6 (passim)

    La libertà è il diritto di fare tutto ciò che le leggi permettono - Il modello della nazione inglese: la separazione dei poteri.

6 L'origine della diseguaglianza, e Il contratto sociale di Jean Jacques Rousseau

L'essere umano nasce libero e socievole ma si corrompe con il crescere dell'amor proprio e il moltiplicarsi dei bisogni nella generale competizione. Così si genera la diseguaglianza sociale e si aliena l'indipendenza dell'intero popolo: Rousseau da questo punto trae la formula del Contratto che fonda la comunità dei cittadini, nella quale "ciascuno nell'unirsi a tutti non obbedisca che a se stesso e resti libero come prima".

Dall'Origine etc., pp. 879-883 (passim)

Come il processo di civilizzazione produce la diseguaglianza

Dal Contratto etc.,

Libro I, capp.6-9 (passim)

Ogni individuo stipula un contratto con se stesso considerandosi parte del corpo sociale

Libro II, capp.1-4 (passim)

La sovranità come esercizio della volontà generale appartiene al popolo , in quanto assemblea deliberante

 

Testi da cui sono stati tratti i brani

N. Machiavelli, Il Principe, a cura di F.Flora, Mondadori, Milano, 1950;

Th. Hobbes, Il Leviatano, tr.it. a cura di R.Giamma/nco, UTET, Torino 1955;

B. Spinoza, Trattato teologico-politico, II ed., Einaudi, Torino 1980;

J. Locke, Secondo trattato sul governo, in: Due trattati sul governo, a cura di L.Pareyson, UTET, Torino 1960;

Ch. de Montesquieu, Lo spirito delle leggi; a cura di S.Cotta, UTET, Torino 1957;

J.J. Rousseau, Discorso sull'origine della diseguaglianza, in: Grande Antologia Filosofica, vol. XIV, a cura di S.Cotta, Marzorati, Milano 1968;

Id., Il contratto sociale, , a cura di A.Bruno, Laterza, Bari 1948.

 

Esempi di lavoro didattico

Durante la lettura in classe il docente dovrà guidare la comprensione e l'interpretazione del testo mettendo in evidenza i temi più importanti tra quelli trattati dall'autore, e le sue scelte nell'ambito di problematiche più ampie. Vengono qui di seguito esemplificati, per due autori diversi, tre livelli di approccio didattico e di relativa comprensione.

Th. Hobbes, Il Leviatano, capp. XIII, XIV, XVII

a) E' opportuno focalizzare l'attenzione degli alunni sui punti principali ponendo alcune domande quali le seguenti, formulate qui a titolo di esempio.

  • Come veniva intesa da Hobbes l'eguaglianza naturale? Che cosa egli intendeva per stato di natura, e come vedeva in esso la naturale disposizione dell'individuo?

  • QuaI è il fine dell'uomo secondo il passo che avete letto, e quali le principali cause di conflitto tra gli uomini'

  • Come si configura il diritto di natura se non è la fonte dell'ordine giuridico? In quale contesto si possono usare sensatamente i concetti di giusto e di ingiusto?

  • Definisci i soggetti e le modalità del patto sociale, ricavandone come conseguenze logiche le principali caratteristiche del sovrano assoluto, come l'unicità, il potere di vita e di morte, la non revocabilità.

b) Raggiunto il primo livello di comprensione si procede ad una riflessione più ampia sui temi emersi attraverso il dialogo e con gli opportuni riferimenti: l'ampiezza e la profondità del lavoro dipende da molte variabili, fra cui l'interesse degli studenti e il tempo disponibile. Si riportano alcuni spunti di riflessione.

  • Nel De cive come nel Leviatano Hobbes considerava l'uomo per natura asociale e aggressivo: tale premessa costituiva la principale motivazione della sua teoria, e una rottura esplicita con la tradizione aristotelica e medievale, che invece partivano dalla premessa della naturale socievolezza degli uomini per trarne il concetto di comunità politica.

  • Si può facilmente notare come Hobbes muoveva da una concezione materialistica e meccanicistica della natura e dell'uomo: le azioni sono perciò il prodotto strettamente conseguente di cause necessarie.

  • Nell'ambito del giusnaturalismo questo filosofo assume una posizione specifica, nel senso che il diritto naturale deve essere completamente arginato e superato nella società civile per consentire una convivenza pacifica e operosa. E' opportuno il confronto con Locke.

  • Lo Stato hobbesiano in quanto espressione di una concezione convenzionale dell'origine del potere rappresenta la massima realizzazione delle capacità costruttive e razionali dell'uomo dove, non a caso, il modello della politica è la geometria e come questa implica il calcolo e la deduzione. Il dibattito sul metodo della scienza contemporaneo al filosofo non è estraneo alle sue teorie politiche.

  • Dopo aver fatto notare agli studenti, già nella fase introduttiva, come l'elaborazione politica di questo testo muove dalle esigenze storiche dell'Europa del '600, è interessante anche far loro notare che il Leviatano venne accolto con scarso favore dagli ambienti vicini alla monarchia al ritorno dell'autore in Inghilterra. Infatti Hobbes non si appellava al diritto divino, né ai sentimenti di fedeltà ad una tradizione; piuttosto si potrebbe dire che le sue idee si proiettavano oltre il suo tempo, prefigurando i regimi più diversi , ogni volta che in essi il potere tenda a concentrarsi nelle mani dello Stato.

c) Un ulteriore approfondimento può portare la classe alla definizione generale dei concetti trattati nel testo, come sovranità, giusnaturalismo, contrattualismo, diritto, Stato, etc., anche in rapporto ad altri autori e rispetto ad esempi tratti dalla storia. La comprensione di questi concetti va inoltre raccordata allo studio delle costituzioni moderne nell'ambito dell'insegnamento di educazione civica.

 

J.Locke, Secondo trattato sul governo, capp. V, VI, XII.

A (vedi il precedente esempio)

  • Come veniva tratteggiata da Locke la condizione iniziale dell'umanità?

  • Il testo fa riferimento al passaggio dalla proprietà comune alla proprietà privata: cercate di definire il ruolo del lavoro e successivamente quello della moneta nella formazione delle proprietà, prima limitate poi teoricamente senza limiti.

  • Con quale scopo si forma il potere politico? Qual è il patto che lo costituisce?

  • In quale rapporto stanno le leggi positive e le leggi naturali?

  • Quali sono i poteri dello Stato, e come vengono divisi e subordinati tra di loro?

  • Perché la monarchia assoluta non può essere in alcun modo considerata una forma di governo civile?

B (vedi il precedente esempio)

  • Locke attribuiva alla proprietà privata molti effetti positivi sulla produttività e sui consumi, e tra gli altri il merito di risolvere le diseguaglianze, che pure produce, in un quadro di sana competizione. Qui si impone un utile confronto con Rousseau.

  • Gli interessi economici degli individui, secondo Locke vengono prima e costituiscono il fondamento legittimo della società politica. A proposito del valore del lavoro, degli effetti mirabili della libera iniziativa degli individui, delle risorse naturali limitate e della possibilità di salvaguardare l'interesse di ciascuno senza eccessivi conflitti, è opportuno il riferimento alla successiva elaborazione di Adam Smith e alle teorie liberiste.

  • Se la tutela della proprietà è compito primario dello Stato, lo Stato assume una natura censitaria, ovvero rappresenta in primo luogo i ceti proprietari, mentre questi restano i diretti tutori dei lavoratori salariati. Il liberalismo ottocentesco manterrà in larga misura questa opzione.

  • La legge naturale nella teoria lockiana preesiste e sta alla base dello stato civile, non deve essere cancellata ma corretta e posta a fondamento dello Stato, con l'istituzione di un potere esecutivo che faccia rispettare le leggi naturali.

  • Lo Stato per Locke ha un potere delegato che comporta il diritto di revoca e di rivoluzione per i cittadini; la sovranità perciò risiede nel popolo in quanto ciascun individuo rimane libero di agire nel modo più consono alla realizzazione del proprio interesse costituito dalla sicurezza e dal benessere.

C (vedi il precedente esempio) Tra i concetti che è utile approfondire e definire: diritti naturali di libertà, Stato di diritto, garantismo, rappresentanza, maggioranza, delega, etc.