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Comunicazione Filosofica n. 4 - dicembre 1998

 

A PROPOSITO DELLA DIDATICA BREVE: un intervento critico

UNA PREMESSA

Precisazioni in merito all’intervento di Armando Girotti

di Stefano Stefanel*

 

Sul numero 162 del BOLLETTINO DELLA SOCIETA’ FILOSOFICA ITALIANA il prof. Armando Girotti del Liceo Scientifico "A. Cornaro" di Padova ha sostenuto un’interessante tesi riguardante la ‘Didattica breve’. Alcune delle sue considerazioni rendono necessaria - a mio avviso - una premessa : se questa premessa è esatta la discussione attorno a quello che propone Girotti avrà una direzione, se questa premessa è fallace allora vuol dire che il discorso di Girotti nel suo complesso tiene.

Lungi da me l’idea di affrontare - ab partibus infidelium - un problema didattico della Scuola Superiore. Quello che voglio fare è portare qualche considerazione facendola partire da alcuni punti del suo stimolante ragionamento.

 

 1. Insegnare a studiare

 Scrive Girotti :

"Ma chi è preposto ad insegnare a studiare allo studente? Non può farlo la disciplina, la quale prevede un suo proprio approccio; non lo fa il docente della scuola dell’obbligo perchè non lo ritiene suo compito; costui mette in primo piano la disciplina da insegnare, con i suoi contenuti e le sue difficoltà di comprensione lessicale, terminologica, semantica, sintattica, ecc....(...) . E’ rimasto solo il maestro. (...) ".

 Se le cose stanno come dice Girotti tutti noi insegnanti della scuola media dell’obbligo dobbiamo essere arrestati (se agiamo consapevolmente) o licenziati (se agiamo inconsapevolmente). Ma le cose non stanno così . I ‘NUOVI PROGRAMMI DELLA SCUOLA MEDIA’ (anno 1979) che hanno rivoluzionato quel settore della scuola, così come l’introduzione dei MODULI nelle scuole elementari hanno cambiato la scuola dell’obbligo da SCUOLA DI NOZIONI in SCUOLA DI ABILITA’ . L’alunno - per indirizzo ministeriale, oltre che per ovvia prassi didattica - deve imparare un METODO DI STUDIO non NOZIONI.

Probabilmente noi docenti della scuola dell’obbligo non insegniamo un metodo di studio utile alla Scuola Superiore : ma dato che noi siamo ‘riformati’ e la scuola superiore no, che colpa ne abbiamo noi se ai nostri colleghi delle Scuole Superiori quello che facciamo non va bene ? E cosa possiamo fare noi se non c’è stata volontà da parte della Scuola Superiore di mettersi al passo con i tempi e con gli ordini di scuola dell’obbligo ?

Se Girotti interpreta il sentire della Scuola Superiore (e mi pare lo interpreti), allora alla critica deve essere abbinata la conoscenza : indichi Girotti una sola programmazione (di Istituto o di Classe o curricolare) in cui si prevedano obiettivi legati all’apprendimento di una qualsiasi disciplina e non di una abilità o di un metodo.

Questo è il vero punto cruciale della scuola : la scuola dell’obbligo forma in un modo, la Scuola Superiore lo ritiene inadatto. Ma noi seguiamo gli indirizzi ministeriali e forniamo un servizio all’interno di una struttura che è obbligatoria e che non nasce da una scelta.

L’errore più grosso che Girotti fa è però quello di distinguere tra SCUOLA DELL’OBBLIGO e SCUOLA ELEMENTARE : infatti sono la stessa cosa, il ciclo dell’obbligo porta i bambini dalla materna alle Superiori. Parlare di SCUOLA DELL’OBBLIGO e SCUOLA ELEMENTARE come di due cose distinte è rifiutarsi di riconoscer l’esistenza di un ciclo dell’obbligo con sue proprie autonome, testate e chiare finalità e risultati.

E’ vero che c’è una divaricazione netta tra CHI E’ PREPOSTO e CHI E’ IN GRADO : non entro sicuramente qui in questa questione difficile e certamente centrale. Dire però che ‘nessuno è preposto a questa formazione’ è un puro errore. La scuola dell’obbligo nel suo complesso è preposta. E - in più - la fa : anzi fa quasi solo formazione, trascurando nel complesso l’acquisizione delle pure nozioni.

 

2. VALUTAZIONE FORMATIVA E SOMMATIVA

 La Scuola dell’obbligo nel suo complesso attua un metodo formativo di valutazione : non si verifica per ‘dare un voto’, ma per valutare il grado di apprendimento e poi intervenire di conseguenza, soprattutto attraverso quei percorsi individualizzati ch forniscono la base migliore per il recupero.

Nella scuola dell’obbligo dunque tutto procede in itinere. E tutto procede in modo interdisciplinare attraverso uno studio sempre più integrato e mobile. Tant’è che della Riforma Berlinguer alla scuola media non piace solo la propia sparizione, ritenendosi ordine di scuola essenziale e ben organizzato.

Pertanto - se il lavoro ha valenza formativa - non sempre la conoscenza storica o storico-critica di un qualsivoglia passaggio può avere valenza positiva. Storicizzare tutto fa spesso venire la nausea : un po’ di Aristotele completamente destoricizzato può risvegliare la ‘meraviglia’.

Tra l’altro il modo in cui Aristotele tratta i pre-socratici nella Metafisica è tutto tranne che storicistico. Perchè non fare anche noi filosofia così ? Se un pensiero tiene, lo fa al di fuori del suo contesto, lo fa perchè è forte.

Forse se invece di ragionare in termini di voti la Scuola Superiore cominciasse a ragionare in termini di abilità e di conoscenze, potrebbe arrivare anche ad un metodo valutativo meno legnoso e superficiale di quello attuale.

 

 3. DISTILLAZIONE E FORMA AFORISTICA DELLA FILOSOFIA

Da un certo punto di vista Nietzsche è stato un grande distillatore. In realtà il suo intento non era quello di distillare la filosofia, ma quello di intervenire sulla filosofia per abbattere la sua struttura metafisica ‘ingessata’ soprattutto dallo storicismo hegeliano.

Se la distillazione della filosofia vuole essere un modo per potenziare la sua conoscenza tra i ragazzi attraverso un’operazione di destoricizzazione, mi sembra che lo si possa fare attraverso il metodo aforistico (tra l’altrto molto utilizzato nel mondo culturale universitario medievale, forse un po’ grigio, ma di alto livello), se invece il metodo della distillzaione della filosofia vuole essere una strada riassuntiva della storia della filosofia vuole dire che siamo in un universo altro dalla filosofia, in un universo che non ho dubbi essere extrafilosofico.

 Queste ultime considerazioni sono comunque solo di carattere culturale e stanno nella mia premessa come un indirizzo per futuri e possibili interventi.

* (Docente di Lettere nella Scuola Media di Rivignano - Segretario della Sezione Friuli Venezia Giulia della Società Filosofica Italiana)