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Comunicazione Filosofica n. 6 - novembre 1999

 

Domenico Massaro

AUTONOMIA DIDATTICA E FILOSOFIA

 

Con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale avvenuta il 10 agosto 1999 del Regolamento, l'Autonomia scolastica ha raggiunto una tappa significativa. In breve, si è affermato il principio che le Istituzioni scolastiche sono titolari di alcune funzioni di grande rilievo, quali la definizione della parte "locale" del curricolo, della ricerca, della sperimentazione, oltre che dell'organizzazione metodologica e didattica. Allo Stato centrale resta l'attribuzione di definire le finalità formative generali dell'istruzione, gli obiettivi e le discipline del curricolo nazionale. Si profila un'ampia autonomia didattica per quanto attiene la quota del curricolo locale e i criteri metodologici e operativi dei contenuti e dei metodi di insegnamento delle materie comprese nel curricolo obbligatorio.

Un chiarimento è doveroso circa le discipline del curricolo locale, che probabilmente si attesteranno sull'ordine del 25% dell'intero curricolo. L'espressione "locale" non deve essere intesa, a mio parere, come sinonimo di "territoriale". In altre parole, nella quota di curricolo locale non si tratta di introdurre necessariamente lo studio di tematiche localistiche, ma di materie o attività che le singole scuole scelgono per integrare il curricolo specifico. Si tratta di una chiarificazione importante, pena il rischio di assistere al moltiplicarsi di materie di scarso peso culturale e intellettuale. Da questo punto di vista è assolutamente indispensabile rammentare che la formazione scolastica - anche in regime di autonomia - deve avere un focus (o, se si preferisce, un cuore), rappresentato dalla didattica dei saperi essenziali. Sarebbe sbagliato identificare l'innovazione e l'autonomia con un ampliamento a dismisura dell'offerta formativa, del tutto sganciata dal nocciolo duro delle conoscenze e delle abilità, che sono in definitiva riconducibili alle competenze di carattere logico-linguistico (dalle lingue alla matematica), di carattere scientifico-tecnologico, di carattere storico-filosofico.

A tal proposito, il monitoraggio delle sperimentazioni dell'Autonomia ha evidenziato come questo rischio ci sia (in taluni casi l'Autonomia è stata intesa come sinonimo di moltiplicazione delle attività extracurricolari), ma che non è generalizzato. Pur tra i vincoli della sperimentazione dell'Autonomia, in un significativo numero di realtà le Istituzioni scolastiche hanno riportato l'innovazione a quelle coordinate fondamentali dell'istruzione, che prima ho definito come il focus didattico.

A questo punto si pone l'interrogativo circa la filosofia, la qualità della sua presenza nella scuola dell'autonomia. Come è noto, tutte le Commissioni dell'ultimo decennio, dalla Brocca a quella dei Saggi, hanno ritenuto utile attivare un insegnamento filosofico generalizzato. Ovviamente questo è anche il mio parere. Ma occorre fare un passo avanti, per rendere visibilmente concreta e fattiva questa prospettiva. In questo senso bisogna dire che si deve pensare ad un insegnamento flessibile e differenziato della filosofia nella scuola dell'autonomia. Cioè alla coesistenza di percorsi differenziati di esplorazione filosofica, che sulla base del quadro orario e della tipologia dell'indirizzo, possa prevedere un approccio che nei Licei si distenda sui tre anni e conservi lo sviluppo storico, almeno per lunga durata (la forma classica e medioevale, quella moderna, quella contemporanea); mentre per quanto riguarda gli indirizzi tecnici abbia forma modulare e sia giocata in termini più funzionali alla tipologia degli studi, secondo un'ipotesi di tipo tematico.

Ciò detto, mi preme, però, affermare che per non snaturare la struttura della disciplina, si debba assegnare alla presenza della filosofia almeno una duplice qualità e funzione: a) un minimo di approccio storico, che ricostruisca lo sfondo in cui i problemi filosofici si collocano, anche in chiave di "storia degli effetti"; b) la problematizzazione personale, con una nuova enfasi da porre sui processi logico-cognitivi e discorsivo-argomentativi della disciplina. Queste due mi paiono le condizioni imprescindibili di ogni insegnamento filosofico, che, per altro può costruirsi su una libera scelta dei testi e dei contenuti.