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T8 K. MARX: LA CRITICA DELLA LIBERTA' FORMALE

 

Nel saggio Sulla questione ebraica (1844) K. Marx (Treviri 1818 - Londra 1883) esprime la sua critica radicale allo stato moderno di tipo liberal-democratico. La libertà sarà sempre e soltanto formale e non sostanziale, finchè persisteranno le disuguaglianze socio-economiche.

Lo Stato sopprime, alla sua maniera, le differenze di nascita, di condizioni, di cultura, di professione, dichiarando che nascita, condizione, cultura, professione non sono differenze politiche, proclamando ciascun membro del popolo partecipe in egual misura della sovranità popolare, senza riguardo a tali differenze, trattando tutti gli elementi della vita reale del popolo dal punto di vista dello Stato. Nondimeno lo Stato lascia che la proprietà privata, la cultura, la professione operino nel loro modo, cioè come proprietà privata, come cultura, come professione, e facciano valere la loro particolare essenza. [...]

Là dove lo Stato politico ha raggiunto il suo vero sviluppo, l'uomo conduce non soltanto nel pensiero, nella coscienza, bensì nella realtà , nella vita, una doppia vita, una celeste e una terrena, la vita nella comunità politica nella quale egli si considera come ente comunitario, e la vita nella società civile nella quale agisce come uomo privato, che considera gli altri uomini come mezzo, degrada se stesso a mezzo e diviene trastullo di forze estranee. [...]

Il conflitto nel quale si trova l'uomo come seguace di una religione particolare, con se stesso in quanto cittadino, con gli altri uomini in quanto membri della comunità, si riduce alla scissione mondana tra lo Stato politico e la società civile. Per l'uomo in quanto bourgeois, "la vita nello Stato è soltanto apparenza o una momentanea eccezione contro l'essenza e la regola". Certamente il bourgeois, come l'ebreo, rimane nella vita solo sofisticamente, così come solo sofisticamente il citoyen rimane ebreo o bourgeois; ma a fare il sofisma non sono i singoli individui. Essa è la sofistica dello Stato politico stesso. La differenza tra l'uomo religioso e il cittadino è la differenza tra il commerciante e il cittadino, tra il salariato giornaliero e il cittadino, tra il proprietario fondiario e il cittadino, tra l'individuo vivente e il cittadino. La contraddizione nella quale si trova l'uomo religioso con l'uomo politico è la medesima contraddizione nella quale si trova il bourgeoi con il citoyen, nella quale si trova il membro della società civile con la sua pelle di leone politica. [...]

L'emancipazione politica è certamente un grande passo in avanti, non è bensì la forma ultima dell'emancipazione umana in generale, ma è l'ultima forma dell'emancipazione umana entro l'ordine mondiale attuale. Si intende: noi parliamo qui di reale, di pratica emancipazione.

(da Sulla questione ebraica, in Opere complete di Marx-Engels, Editori Riuniti, vol. III, Roma 1976, 165-168).