La proposta didattica

 

 

 

 

 

INDICE DELLA SEZIONE:

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INQUADRAMENTO GENERALE

 

Destinazione didattica:

Il percorso didattico qui delineato si intende destinato ad un ultima classe del ciclo di studi liceali (V Liceo Scientifico o III Liceo Classico).

 

Finalità:

- Imparare a confrontarsi con posizioni diverse dalla propria nel dibattito con i compagni e con il docente (oltreché con il dibattito ‘testuale’ attraverso lo studio dei vari filosofi)

- Imparare a ragionare in modo critico e articolato, esponendo la propria posizione con argomenti motivati

- Cogliere la profondità speculativa della filosofia, mettendo in prospettiva la riflessione dei due autori qui considerati con la riflessione antecedente (analogie/differenze rispetto alla riflessione ottocentesca sulla natura del linguaggio; linee di continuità rispetto alla riproposizione del medesimo tema nell’intero arco della storia della filosofia)

- Acquisire consapevolezza delle implicazioni che la riflessione sul linguaggio comporta attivando

confronti anche con le altre discipline

Tempi:

15h complessive di lavoro in classe (ripartito in 11 lezioni di differente durata) + 2h per la verifica finale

 

 

OBIETTIVI

La scansione dei contenuti e la modalità di svolgimento delle lezioni per la presente unità didattica dovrebbero favorire il conseguimento dei seguenti obiettivi.

Obiettivi di conoscenza:

  • Capacità di contestualizzare il pensiero di Wittgenstein e Heidegger nel panorama filosofico del ‘900
  • Capacità di individuare l’articolazione complessiva della riflessione dei due filosofi, ricostruendo con precisione quale sia il ruolo assegnato da ciascuno dei due autori alla riflessione sul linguaggio
  • Evidenziare elementi di continuità-differenza tra il Tractatus logico philosophicus e le Ricerche filosofiche in Wittgenstein
  • Cogliere il nesso tra riflessione sul linguaggio e ontologia in Heidegger
  • Evidenziare il nesso tra le riflessioni operate sul linguaggio e il compito ed il senso assegnato alla riflessione filosofica da ciascuno dei due autori
  • Saper cogliere nel pensiero di due autori contemporanei la ripresa di temi classici che attraversano l’intera tradizione filosofica
  • Individuare gli elementi di novità che scaturiscono dalla riflessione di Wittgenstein (es. i giochi linguistici e il dissolvimento della nozione di essenza) e di Heidegger (es. il linguaggio come casa dell’essere)

Competenze:

Con riferimento alla programmazione di filosofia nell’arco del triennio, il percorso in esame consente di consolidare le seguenti competenze (cfr. prerequisiti):

  • Saper ricostruire la struttura argomentativa di un brano di filosofia, dapprima seguendo una griglia di domande-guida, poi in modo autonomo individuando la tesi centrale dell’autore e gli argomenti che consentono di articolarla
  • Maturare una posizione critica nei confronti della lettura filosofica, prendendo posizione in maniera motivata rispetto alla tesi esposta dall’autore

Con riferimento, invece, ai temi specifici qui affrontati, si focalizza l’attenzione sulle seguenti competenze:

  • Utilizzare con proprietà il lessico specifico dei due filosofi qui considerati
  • Saper mettere in prospettiva le tesi dei due autori qui considerati (Wittgestein e Heidegger) cogliendone le diverse linee argomentative in relazione all’interrogativo sulla natura del linguaggio
  • Individuare, all’interno delle opere di ciascun filosofo, lo sviluppo della riflessione sul linguaggio, ripercorrendone lo sviluppo in relazione ai nuovi interrogativi che guidano la ricerca
  • Saper contestualizzare citazioni tratte dalle opere degli autori - con riferimento alla rassegna antologica che accompagna il percorso (I brani degli autori – Indice)

 

Capacità:

Poiché il percorso si rivolge idealmente a classi che abbiano già intrapreso uno studio approfondito della filosofia - con particolare riferimento alla capacità di confrontarsi direttamente con le opere degli autori (leggere criticamente le opere; individuare le tesi centrali dei testi e saperle mettere a confronto; prendere posizione rispetto alle tesi dei diversi autori) - si ritiene che le capacità sviluppate attraverso le diverse fasi di lavoro costituiscano il consolidamento di un metodo di lavoro già precedentemente acquisito (cfr. Prerequisiti)

 

  • Partecipare attivamente al dibattito in classe, circostanziando con precisione la propria posizione
  • Saper riferire in modo sintetico ma preciso (al fine dell’esposizione scritta e orale) il contenuto delle lezioni ed il dibattito in classe

 

 

PREREQUISITI

Conoscenze:

  • Per la parte su Heidegger: Le riflessioni sul linguaggio maturate nell’Ottocento soprattutto in area tedesca: la linguistica storico-comparativa di Schlegel e von Humboldt; la filologia degli Schlegel; l’ermeneutica di Schleiermacher; il dibattito sull’origine divina – Hamann – o umana del linguaggio – Herder; il linguaggio come gioco – Novalis - che nella propria autonomia, nel costruire un proprio mondo, svela l’ordine armonico dell’intero mondo delle cose.

  • Per la parte su Wittgenstein: Il dibattito novecentesco sul linguaggio simbolico in Frege (linguaggio e logica simbolica; senso e denotazione; valore di verità degli enunciati) e Russell (atomismo logico; autoriferimento e teoria dei tipi)

 

Competenze:

Capacità:

 

 

METODI E STRUMENTI:

Come emerge anche dalla scansione delle fasi di lavoro, le lezioni si intendono impostate secondo un approccio ‘misto’ (lezione partecipata e lezione frontale) che fa ricorso sia al dibattito con la classe (per l’inquadramento del problema e per il commento dei testi) sia alla lezione frontale (per tematizzare più compiutamente quadri storico-culturali e concettuali che rischierebbero altrimenti di restare sullo sfondo). Sono previste anche attivazioni didattiche che prevedono lo svolgimento di lavori di gruppo.

Gli strumenti utilizzati in supporto alle lezioni e al dibattito saranno quindi la lavagna (per proporre momenti di sintesi relative non solo ai temi della spiegazione frontale, ma anche agli snodi fondamentali del dibattito con la classe), il manuale e/o l’antologia di testi, gli appunti personali. E’ inteso inoltre che il confronto con la classe è elemento portante della lezione stessa e costituisce già un riscontro dell’efficacia delle spiegazioni e del lavoro svolto in itinere.

Indicazioni per lo studio personale:

Al termine di ogni lezione si intendono sempre assegnati per lo studio individuale i brani commentati in classe integrati dalle osservazioni emerse nel dibattito comune e dagli elementi forniti dal docente nel corso della lezione frontale. Il taglio ‘per problemi’ del percorso comporta dallo studente anche una riflessione critica che accompagna lo studio e che è fondamentale per orientare la partecipazione al dibattito in classe. In alcuni casi (v. Scansione delle fasi di lavoro e contenuti delle lezioni) la riflessione si traduce in forma scritta attraverso l’elaborazione di un breve testo o la risposta ad una serie di domande che guidano la comprensione dei brani.

 

 

VERIFICA E VALUTAZIONE:

Verifica formativa:

La verifica formativa in forma scritta e orale viene svolta in itinere, poiché il percorso stesso articola i contenuti attraverso la modalità della lezione partecipata che prevede l’intervento da parte degli studenti su sollecitazione del docente (v. Scansione delle fasi di lavoro e contenuti delle lezioni: domande-guida per la comprensione dei testi o spunti di dibattito che scaturiscono dalle osservazioni e dalle precomprensioni degli studenti) o in forma di riflessione personale. Il confronto con la classe viene attivato al fine di abituare gli studenti a curare l’esposizione per le prove di verifica orale che, sebbene non specificamente previste per questo percorso come verifica sommativa, verranno comunque effettuate anche sui contenuti qui esposti in un momento successivo della programmazione scolastica.

Il dibattito con la classe è ulteriormente integrato da attività di gruppo (che prevedono la discussione da parte dei componenti del gruppo di alcuni aspetti problematici segnalati dal docente, con successiva elaborazione di schemi ed esposizione orale delle conclusioni cui è giunto il lavoro) e da esercitazioni che vengono svolte a casa in forma scritta allo scopo di far acquisire agli studenti pratica dell’esposizione strutturata delle proprie riflessioni.

Verifica sommativa:

La verifica sommativa si svolge in classe, con una prova scritta della durata di 2h. Con riferimento ad alcune riflessioni di Wittgenstein e Heidegger, vengono attivate diverse proposte di lavoro (cfr. Verifica finale) volte a verificare la capacità degli studenti di individuare la tesi di un breve passo, di contestualizzare una citazione rispetto al più ampio spettro di riflessioni dell’autore, di confrontare i brani degli autori e di riflettere criticamente sui testi.

Valutazione:

Al fine del conseguimento della sufficienza nella prova di verifica sommativa, lo studente deve svolgere in maniera completa almeno una delle due parti in cui si articolano le esercitazioni proposte.

 

 

 

SCANSIONE DELLE FASI DI LAVORO E CONTENUTI DELLE LEZIONI:

 

 

PRIMA LEZIONE (1 H)

 

Si inquadra l’articolazione generale dell’unità didattica come confronto tra diversi modelli possibili di risposta ad un interrogativo generale sulla natura del linguaggio (Che cos’è il linguaggio?).

Questa introduzione al percorso può essere effettuata attraverso il confronto con la classe, utilizzando le seguenti domande come spunto per il dibattito:

Dopo il confronto con la classe si introducono i tre modelli di risposta che verranno fatte scaturire dalla lettura e dal confronto dei testi di Wittgenstein e Heidegger:

Il linguaggio è una raffigurazione del mondo; può parlare sensatamente del mondo perché ha in comune con il mondo la forma logica che può solo essere ‘mostrata’ e non detta (così come non-detta resta la sfera dell’etica e dei valori)

Non esiste qualcosa come un’essenza del linguaggio e della proposizione: parlando noi mettiamo in atto una serie di ‘giochi linguistici’ strutturati intorno a regole d’uso; la possibilità di capirsi si riferisce alla condivisione di queste regole nel contesto sociale

Il linguaggio non ha un rapporto accidentale con il mondo: attraverso il linguaggio l’essere si svela secondo un’identità di essere e pensiero che era stata colta dal pensiero greco delle origini e poi dimenticata; solo il linguaggio poetico ci porta in prossimità dell’essere che tuttavia non si dà mai compiutamente.

Si sottolinea come in entrambi gli autori la prospettiva teorica inizialmente considerata nelle loro opere sia stata poi soggetta a mutamenti di prospettiva (cfr. Il quadro teorico) che hanno posto ai loro interpreti il problema di individuare linee di continuità o di cesura tra le prime opere (Tractatus logico-philosophicus e Essere e Tempo) e quelle successive.

Si richiama infine l’attenzione degli studenti sulla differenza tra le impostazioni di ricerca dei due filosofi: Wittgenstein muove dall’interesse per la logica simbolica per poi spostare la propria attenzione sulle pratiche linguistiche del linguaggio ordinario; Heidegger muove dalla necessità di restituire pieno statuto all’ontologia rispondendo all’interrogativo cruciale sul senso dell’essere, per approdare al linguaggio poetico come ‘casa’ e dimora dell’essere stesso).

Ancora più significativa risulta essere in questa ottica la convergenza sulla constatazione dei limiti del linguaggio e sulla presenza di uno ‘sfondo di silenzio’ che sembra attraversare, accompagnare o addirittura caratterizzare la riflessione filosofica stessa.

Si inizia ad impostare la riflessione su Wittgenstein fornendo alcuni cenni di carattere storico-culturale sulle complesse vicende di elaborazione e pubblicazione del Tractatus e sul clima culturale della Vienna a Wittgenstein contemporanea

Si assegna per lo studio individuale la lettura del brano di Janik e Toulmin

[cfr.I testi degli autori, Brano 1: A.Janik, J.Toulmin, "La grande Vienna"]

 

SECONDA LEZIONE (1 h)

Si legge in classe la Prefazione del Tractatus logico-philosophicus [I brani degli autori, Brano n.2] e si chiede agli studenti di riflettere sul testo alla luce delle seguenti domande:

Sulla Prefazione del Tractatus

  • Che cosa significa che il libro non è un manuale?

  • Di che cosa tratta il libro?

  •  A quali filosofi viene fatto esplicitamente riferimento?

  • Considerata questa ‘eredità culturale’ espressamente richiamata, quali considerazioni vi aspettate che vengano fatte nel Tractatus?

 

Dopo questo confronto preliminare con il testo si recuperano gli elementi emersi nel dibattito con la classe per tematizzare propriamente alcuni aspetti che vengono in luce già nella Prefazione al testo:

Si legga in classe la settima proposizione del Tractatus, e si chieda agli studenti di darne una prima interpretazione:

che cosa si può intendere con l’espressione ‘ciò di cui non si può parlare’?

  • Come già detto nella prima lezione accennando brevemente alla biografia intellettuale di Wittgenstein ed alla occasione compositiva del Tractatus logico-philosophicus, l’autore non fa quasi mai riferimento ad altri filosofi dalle cui teorie possa aver tratto spunto per le proprie riflessioni. E’ quindi quasi eccezionale che riconosca qui esplicitamente un debito nei confronti di Frege e Russell: si richiamino brevemente le linee fondamentali del pensiero di questi due autori come sfondo su cui si articola la riflessione del Tractatus logico-philosophicus (la logica simbolica, l’intento di depurare il linguaggio ordinario da equivoci e ambiguità, il paradosso dell’autoriferimento e la teoria dei tipi).

Uno spunto per ulteriori attivazioni didattiche può venire dalla presentazione in forma iconica della filosofia di Wittgenstein proposta nel testo Scrivere il silenzio di C.Sini (cfr. Nota bibliografica, Quadri interpretativi per il docente): per questa parte del percorso, si può utilmente lavorare con la classe sull’articolazione delle proposizioni del Tractatus logico-philosophicus presentata alle pp.2-3 del saggio.

Si assegna per lo studio personale la lettura del brano "Raffigurazione e immagine nel Tractatus logico-philosophicus " (I brani degli autori, brano 3).

 

 

TERZA LEZIONE (1 H)

 

Si riprende in classe il brano assegnatocome lettura da svolgere a casa. Si apre la lezione chiedendo agli studenti di fare qualche considerazione sullo stile del Tractatus logico-philosophicus:

Sullo stile del Tractatus:

  •  L’articolazione dell’argomentazione in questo testo è riconducibile a quella di altri brani letti nell’arco del triennio? Che cosa si nota di peculiare?

  • Il titolo evoca quello di altre opere già note nel panorama della filosofia?

Sulla raffigurazione…

  • Che cosa vuol dire raffigurare qualcosa?

  • Che cosa hanno in comune un’immagine l’oggetto raffigurato?

  • Ad esempio: Che cosa hanno in comune il progetto di una casa e la casa costruita, una ricostruzione con dei modellini della dinamica di un incidente stradale e l’incidente stesso?

  • In che modo lo raffigurazione, il modello, lo schema corrispondono alla realtà? E sulla base di che cosa si definisce questa relazione di ‘corrispondenza’?

 

 

QUARTA LEZIONE (1 H)

 

Si assegna per casa la lettura del brano Il mistico[cfr. I brani degli autori, brano 4]

 

 

QUINTA LEZIONE (2H)

 

       -  Si ripercorrono con la classe le considerazioni sul mistico che emergono dalla lettura del brano 4

Si divide la classe in piccoli gruppi ai quali si assegna la lettura e la discussione dell’interpretazione del Tractatus logico-philosophicus in senso etico proposta da Janik e Toulmin [I brani degli autori, brano 5, Il senso etico del Tractatus]

- Si chiede a ciascun gruppo di confrontare le riflessioni di Wittgenstein sul mistico con l’interpretazione offertane da Janik e Toulmin

- Si offrono agli studenti quindi agli studenti i seguenti spunti di riflessione, articolati in una scheda assegnata per la lettura personale:

Dal confronto sulla settima proposizione del Tractatus emergono i seguenti rilievi:

-          Ciò di cui si deve tacere è tutto ciò che riguarda la sfera dei valori. Perché se ne tace?

A)    perché il nostro linguaggio non la può esprimere (il valore non è un ‘fatto’ del mondo ma è di essenziale importanza per la vita quotidiana; proprio Wittgenstein ci dice che anche quando tutti i quesiti della scienza avessero trovato soluzione, i nostri problemi fondamentali non sarebbero neppure stati sfiorati; l’ammissione di non voler/poter parlare della sfera dell’etica e del mistico consente di metterle al riparo dagli equivoci del linguaggio e della chiacchiera insensata, anche in filosofia: non ne possiamo parlare perché siamo impari al compito)

B)     non se ne parla e non se ne deve parlare perché non è questo il compito della filosofia cui spetta essenzialmente una preliminare chiarificazione logica dei termini dei problemi: la metafisica è ‘insensata’ (nel senso tecnico dato all’espressione dal Circolo di Vienna che espunge la metafisica da ogni riflessione che voglia dirsi filosofica; l’impegno del Tractatus sarebbe interamente volto alla costruzione di una teoria del significato e della logica)

-        Tacere dei valori significa spostare i valori stessi dalla dimensione teoretica del discorso a quella ‘agita’: la filosofia – come si diceva – non è un insieme di istruzioni da imparare a memoria, ma è pienamente compresa nel momento in cui dà vita ad una ‘etica’, ad un ‘abito di pensiero e di azione conforme’. Così come il linguaggio è perfettamente trasparente nel mostrare la propria forma logica, altrettanto la piena comprensione dell’argomentazione filosofica non si traduce in un altro discorso, bensì in un certo modo di vivere, frequentare, praticare il pensiero

- Si chiede quindi agli studenti di riflettere sul tema del valore, dell’etica e della ‘metafisica’ e di elaborare a casa un breve scritto in cui si prenda posizione circa il ruolo che questi problemi dovrebbero ricoprire nella riflessione filosofica. E’ giusto che la filosofia se ne occupi? A quali conclusioni si dovrebbe giungere? In che modo parlarne ci può essere di aiuto? L’elaborato scritto dovrebbe svilupparsi in circa due cartelle dattiloscritte (o 2-3 facciate di foglio protocollo) e, pur con la possibilità di fare riferimento a filosofi precedentemente studiati, dovrebbe prevalentemente avere il carattere di una riflessione personale. L’elaborato scritto deve essere consegnato entro una settimana dall’assegnazione del compito.

Si assegna inoltre la lettura dei passi tratti dalle Ricerche Filosofiche [I brani degli autori, brano 6, Giochi linguistici e somiglianze di famiglia]

 

 

Sesta Lezione (2 h )

 

Sui giochi linguistici…

  • Quali esempi di gioco vengono illustrati?

  • Che cosa interessa considerare a proposito dei giochi?

  • E’ possibile dare una ‘definizione’ di gioco alla luce di questi esempi?

  • A che cosa si riferisce l’esempio relativo alle somiglianze di famiglia?

  • A che cosa serve l’esempio della corda?

 

 

Si chiede agli studenti di mettere a confronto le tesi del Tractatus con quelle delle Ricerche filosofiche: quali sono le conseguenze di una teoria come quella che viene presentata nelle Ricerche?

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Negare l’identificazione precisa dei termini che cadono sotto un’espressione potrebbe portare a pensare il linguaggio come qualcosa di indeterminato e di evanescente. Ma l’interesse che orienta le Ricerche è proprio quello di riflettere sulle differenze in relazione al nostro agire comune: non c’è un’unica ragione per cui si gioca, così come non c’è un’unica ragione per cui si parla o per cui si sogna (come noterà lo stesso Wittgenstein con riferimento polemico alla psicoanalisi freudiana, che interpreta tutta la simbologia onirica in chiave sessuale). Sarebbe piuttosto il tentativo di ricondurre tutto ad un unico principio a rendere sterile la ricerca. Così come improduttivo è la nozione di ‘segno (linguistico)’ come qualcosa di ‘morto’ di cui si possa disporre liberamente tanto che importanti non sarebbero i segni di per sé bensì i pensieri che ad essi si associano (Frege). L’obiettivo delle Ricerche è invece anche quello di far rivivere i segni in connessione alle ‘forme di vita’ (ovvero alle pratiche sociali, a quello che comunemente facciamo) in cui sono nati. Si noterà così come ad essere rilevante siano le ‘regole’ che disciplinano i diversi tipi di linguaggio: come in una partita a scacchi non conta l’aspetto dell’alfiere, bensì il tipo di mosse che può/non può fare, così nel linguaggio si deve ‘giocare secondo le regole’ che legittimano l’uso in un determinato contesto.

 

 

SETTIMA LEZIONE (1H)

 

Si assegna per casa la lettura integrale del brano

 

 

OTTAVA LEZIONE (1H)

 

 

 

NONA LEZIONE (1H)

 

  • Che cosa vuol dire che l’uomo parla nella veglia e nel sonno?

  • Come si definisce il rapporto tra l’uomo/il linguaggio/l’essere in questa prospettiva?

  • Che cosa distingue l’uomo dagli altri animali?

  • Perché Heidegger afferma che è problematico definire l’uomo?

  • Nel passo viene espressamente citato Von Humboldt: per quale ragione?

  • Si richiamano brevemente i seguenti aspetti:

-    La riflessione di Von Humboldt sulla natura del linguaggio

-    La continuità tra quanto affermato dagli autori dell’Ottocento considerati e il rilievo di Heidegger     secondo cui "il parlare ci è connaturato"

                    La prospettiva antisoggettivista della riflessione heideggeriana (v. "Resta però da riflettere che cosa sia: l’uomo")

 

Si affida per casa la lettura del brano Nessuna cosa è là dove la parola manca tratto da In cammino verso il linguaggio [I brani degli autori, brano 9]. Si chiede agli studenti di riassumere in forma di schema i passaggi fondamentali del brano letto, segnalando eventuali collegamenti con le riflessioni già svolte in classe.

 

 

DECIMA LEZIONE (2 H)

Si divide la classe in piccoli gruppi che dovranno confrontare le riflessioni svolte a casa con riferimento al testo di Heidegger

  • Il docente riprende la scansione del brano mettendo a tema i seguenti aspetti:

Fare esperienza di qualcosa non vuol necessariamente dire trovarsi in una posizione attiva: si può anche essere ‘esposti’ all’esperienza e questa è la condizione dell’uomo rispetto all’essere (ed anche rispetto al linguaggio come si vedrà subito dopo)

Fare esperienza del linguaggio non vuol dire parlare nel senso attivo, di ciò che scaturisce da un libero atto di volontà (cfr. Lettera sull’umanismo): l’uomo è già iscritto, determinato dalla dimensione del linguaggio molto più di quanto sia lui a ‘dettare le regole del gioco’. Fare esperienza del linguaggio vuol dire porsi nella dimensione dell’ascolto, che sola consente di rispondere (cor-rispondere) all’appello che ci perviene

Sembrerebbe facile dire cosa sia il linguaggio, ma quanto tentiamo di farlo esso appare indeterminato e oscuro (si richiami un possibile collegamento con l’interrogativo agostiniano sulla natura del tempo; l’indeterminatezza del linguaggio sembra corrispondere a quella del tempo, non a caso anch’esso elemento cruciale della riflessione heideggeriana)

Fare esperienza del linguaggio è molto diverso dal procurarsi nozioni sul linguaggio che possano essere fornite da tutte quelle discipline (inclusa la filosofia del linguaggio) che lo analizzino dal punto di vista di un ‘oggetto’ di studio per un ‘soggetto’ (questa è una concezione ‘tecnica’ del linguaggio, che identifica il linguaggio come uno strumento ad uso dell’uomo)

Non siamo noi a decidere della possibilità di fare compiutamente esperienza del linguaggio e dell’essere (si vedano le considerazioni di Wittgenstein sui limiti del linguaggio): noi siamo presi in una rete di relazioni, esposti alla manifestatività di qualcosa che è più grande di noi, che è ineffabile, incommensurabile, che non possiamo tradurre in parola; ma le nostre parole non ci bastano neanche per capire, comprendere, spiegare, definire il linguaggio stesso). Il linguaggio non è qualcosa che sia in potere dell’uomo ma al contrario è l’uomo che è in potere del linguaggio (si ricordi lo stallo di Essere e Tempo: all’uomo è dato di pensare e dire solo ciò che entro un certo linguaggio può essere pensato e può essere detto. In Essere e Tempo, il linguaggio della metafisica era impotente rispetto al disegno di superamento della metafisica: solo un diverso tipo di linguaggio, quello poetico, può ‘aprire’ ad un diverso rapporto con l’essere).

Il linguaggio stesso si fa parola, ma il suo farsi parola avviene su uno sfondo di silenzio (così come l’essere si svela e si nasconde al tempo stesso): si richiami il ruolo del ‘non-detto’ nella filosofia di Wittgenstein (cfr. Il quadro teorico, Heidegger: La parola poetica)

Il linguaggio si fa parola essenzialmente attraverso la parola poetica. Ma paradossalmente si fa parola là dove la parola manca. Dove la parola viene meno (si rileggano i versi della poesia di George) si coglie nella sua pienezza questa relazione fondamentale dell’essere al linguaggio: la parola conferisce l’essere, porta all’essere, alla manifestatività: è la parola che procura l’essere alla cosa

 

A conclusione della lezione si chieda agli studenti di leggere a casa le riflessioni di U.Galimberti sul tema del linguaggio in Heidegger [I brani degli autori, brano 10, Pernsare e poetare: in cammino verso il linguaggio] e di commentarlo utilizzando come guida l’attivazione didattica proposta alla fine del brano.

 

 

UNDICESIMA LEZIONE (2H)

Conclusione del percorso:

 

Si conclude il percorso con una esercitazione di gruppo che elabori un confronto tra i vari modelli di risposta alla domanda sulla natura del linguaggio così come sono emersi dalla lettura e dal commento dei passi di Wittgenstein e Heidegger. Si chiede a ciascun gruppo di discutere intorno ai seguenti punti:

Riflessioni su Wittgenstein e Heidegger:

  • Vi sono punti di contatto?

  • Vi sono analogie ‘terminologiche’? Se sì, corrispondono anche ad analogie sul piano concettuale?

  • Quali sono gli approcci teoretici che guidano la riflessione dei due autori?

  • Quali sono le conclusioni cui giungono i due filosofi?

 

Si conclude il confronto tra i due filosofi considerati utilizzando i seguenti spunti di riflessione:

  • Il linguaggio non è fatto solo per designare degli oggetti che siano con esso in un rapporto di estraneità: comunque lo si voglia intendere (rapporto iconico-raffigurativo; luogo di scaturigine originario che dona l’essere alle cose) il linguaggio intrattiene con il ‘mondo’ una relazione molto profonda. La via strumentalista, ‘tecnica’, del linguaggio non può essere proficuamente praticata. (Il richiamo polemico alla concezione agostiniana è presente in entrambi gli autori)

  • Il linguaggio si articola su uno sfondo di silenzio che è la condizione dalla sua scaturigine o che evidenzia il suo limite (questo limite non può essere in ogni caso detto dal linguaggio: così come il linguaggio non può dire la forma logica della raffigurazione o non può dire la propria ‘essenza’ perché essa non esiste, altrettanto evidentemente il linguaggio non può dire il silenzio orginario)

  • Il linguaggio può essere inteso come ‘gioco’ (gioco linguistico o gioco poetico) a patto di non pensare che questo gioco indichi una leggerezza, una mancanza di serietà: al contrario questo gioco è serissimo perché è legato alla vita, è un modo per far vivere la parola anziché usarla come semplice strumento, o è addirittura luogo di manifestatività dell’essere stesso

  • Tutto ciò che abbiamo detto sin qui il linguaggio non lo può propriamente dire, ma può al più mostrarlo: mostra il segreto della forma logica come raffigurazione e corrispondenza perfetta; mostra la sua possibilità di piegarsi a ‘regole’ e ‘giochi’ sempre diversi; mostra la sua possibilità di condurci vicino alla parola degli dei (ma che appunto non può mai essere del tutto compresa, del tutto tradotta in parola).

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